L’operazione è stata eseguita con una procedura mininvasiva il 16 dicembre scorso su una paziente di 68 anni dimessa oggi dopo un periodo di riabilitazione
COMO – Per la prima volta all’ospedale Sant’Anna impiantate con una tecnica mininvasiva due protesi d’anca in un solo intervento a una paziente 68enne. L’intervento è stato effettuato dall’Unità Operativa di Ortopedia del presidio di San Fermo della Battaglia (Como) il 16 dicembre scorso ed è stato presentato stamattina dal primario Vincenzo Zottola insieme al direttore del Dipartimento di Riabilitazione Enrico Tallarita, al direttore del Dipartimento Organizzazione Sanitaria e Piattaforme Produttive Fabio Banfi e alla paziente, Rita Gatti, di Capiago Intimiano.
L’intervento è durato complessivamente due ore e quindici minuti ed è stato eseguito attraverso la via di accesso – il punto in cui si incide la cute – detta “anteriore”, cioè nella parte alta dell’articolazione, vicino all’inguine.
“Si tratta di una procedura mini invasiva – ha spiegato il primario Zottola -, più conservativa rispetto ad altre metodiche perché non prevede la sezione di tendini e muscoli che vengono solo divaricati per tagliare la capsula, estrarre la testa dell’anca e collocare la protesi in titanio, consentendo un più precoce recupero funzionale oltre a una riduzione delle perdite ematiche durante l’intervento. Questa metodica comporta anche vantaggi estetici, perché viene condotta attraverso una piccola incisione della cute della lunghezza di otto-dieci centimetri”.
I pazienti candidabili a questo tipo di intervento sono giovani adulti con patologia degenerativa dell’anca bilaterale (artrosi), riduzione del movimento tanto da non poter svolgere liberamente le normali attività quotidiane, in discrete condizioni generali che consentano di poter eseguire l’impianto protesico per via anteriore.
I vantaggi
“Per quanto riguarda il post-operatorio – ha aggiunto l’ortopedico – oltre alla piccola cicatrice si prevede una ridotta zoppia e una ridotta limitazione della funzione, una diminuzione del rischio di lussazione ovvero di perdita di contatto tra le componenti della protesi, una riduzione della perdita di sangue e, nel complesso, un più rapido ritorno alla normalità senza dolore”.
Oltre a questi vantaggi, l’intervento bilaterale non richiede tempi di ripresa più lunghi, riduce i tempi di anestesia, di allestimento del campo operatorio e i costi di preparazione all’intervento rispetto a ripetere l’operazione dall’altro lato dopo qualche mese.
“La tecnica utilizzata – ha concluso Zottola – è un po’ più complessa, richiede strumenti dedicati, personale esperto, non è applicabile ai pazienti gravemente sovrappeso e prevede in genere un’anestesia generale. Nel nostro caso, inoltre, va segnalata la grande collaborazione con il reparto di Riabilitazione, aperto al Sant’Anna nel dicembre scorso, e la Fisiatria che hanno preso in carico la paziente fin dai primi giorni consentendole di rimettersi in piedi senza l’ausilio di stampelle o girello”.
E’ stato stimato che il numero di interventi bilaterali si aggirerà tra i 15-18 per anno.
L’Ortopedia dell’ospedale Sant’Anna è un punto di riferimento per la protesi all’anca: se ne impiantano ogni anno 180-200.
Per info alla Stampa: Francesca Indraccolo, addetta stampa Azienda Ospedaliera Ospedale Sant’Anna di Como (ospedali di Como-San Fermo della Battaglia, Cantù, Menaggio e Mariano Comense). Tel. 031-5859457, cell. 335-7670820.